domenica 26 ottobre 2008

Keu




Ci sono stati dei motivi che non ho più scritto dal mio ritorno dall’India.
Uno, per mesi interi ho cercato di non pensare e non scrivere per lasciarlo libero.
Avevo un splendido cane spinone italiano di otto anni di nome Keu, era davvero speciale perché era troppo simpatico, parlava e cantava tantissimo, si intuiva facilmente i suoi umori e capiva tutto quello che dicevo. Già, perché dopo tanti anni insieme non avevo mai smesso di parlagli, molto spesso gli leggevo a voce il giornale e ci comunicavamo tantissimo. Andavamo molto d’accordo, mi ubbidiva sempre e lo amavo molto. Più cresceva più mi assomigliava, era diventato molto furbo e sapeva fregare tutti compresa mia madre. Per questo ridevo sempre, non riuscivo a sgridarlo e sapevo che l’ha imparato da me. E pensare che non ho mai voluto un cane nella mia vita, è arrivato Keu in un momento che non me l’aspettavo e Simone sapeva che lui era destinato proprio a me. Era anche bellissimo, sembrava un cane da favola ed era fuori dal comune perché parlava.
C’è stato un periodo che l’ho lasciato da mia madre in campagna perché vivevo a Roma e lassù non c’era un minimo prato. Keu era un piccolo cavallo ed aveva davvero bisogno dello spazio fatto di prato per correre parecchio che lo rendeva felice. Poi arrivati due rottweiller dei miei genitori, Aliis e Raul, si è formata famiglia. Al mio ritorno, non ho avuto coraggio di riprenderlo perché era felice con suo immenso prato e cosi a malincuore, l’ho lasciato lì. Mia nonna era innamorata di lui e riempiva il suo vuoto a causa della vecchiaia. Andavo sempre molto spesso a trovarlo, sapeva già all’alba quando arrivavo e mi aspettava per ore dietro al cancello. Infatti la mia famiglia scopriva sempre quando arrivavo e mi preparavano la merenda nonostante io non telefoni mai quando andavo da loro. Keu usava la voce felice solo quando arrivavo e solo per me, quella voce magica non la usava neanche a mia madre che lo curava con amore. Sapeva che è stato un sacrificio lasciarlo lì e sapevo che mi era grato. Mia madre e mia nonna sapevano che Keu era la mia vita e lo curarono con tanto amore che adesso le sono profondamente grato.
Una settimana dopo dal mio ritorno in India, ero andato a trovarlo verso la sera, ho intuito immediatamente che Keu non stava bene e mi guardava supplicando perché aveva davvero paura. La mia famiglia non si è accorta perché fisicamente era come sempre, sembrava in ottima forma ma solo io avevo capito nei suoi occhi che sarebbe successo qualcosa. Era le dieci di sera. Mi sono infilato nella sua cuccia e cercavo di calmarlo spiegando di non avere paura. Dopo un’ora si è riaddormentato. Tornai a casa, di notte avevo fatto brutto sogno ed all’alba ritornai da lui perché non avevo più dubbi che quel giorno sarebbe stato ultimo giorno. Infatti abbiamo passato un magnifico giorno, abbiamo fatto una lunghissima passeggiata nel bosco, abbiamo fatto un pisolino insieme sul prato ed abbiamo parlato moltissimo. Verso la sera, cominciavo a pensare che forse avevo torto visto che era in forma ed abbiamo passato veramente un bel giorno, cosi lo salutai come se non fosse niente tornando a casa. Ero felice e dormii bene.
La mattina dopo, vedo sul schermo del cellulare cinque chiamate da mia madre e ho corso come un pazzo verso in campagna. Ed avevo ragione: Keu non è più lui. Era impazzito. Girava sempre verso destra formando un cerchio senza fermarsi. Quando lo fermavo, i suoi occhi erano sempre verso alto senza vedermi. Poi girava, girava, girava. Ho chiuso gli occhi e ho esclamato le stesse parole che mi ricordo benissimo: “E’ fottuto. Dio mio….”. Arrivato il veterinario e non capiva cosa era successo, sospettava tumore al cervello. Per due giorni girava, girava e non mangiava più. Cadeva sempre perché era sfinito e non dormiva più. E io per due notti non dormivo perchè dovevo aiutarlo a girare bene nel suo cerchio se no entrava nei buchi che poi non usciva più da solo. Non mi riconosceva più. Sembrava che fosse un fantasma senza voce.
Al mattino, c’era un sole magnifico, c’erano le mimose dappertutto e decisi che era ora di sopprimerlo. Non ce la facevo più con dolore a vederlo che soffriva troppo. Arrivata la veterinaria, è stata delicatissima ed io lo tenevo fermo tra le mie braccia. C’è stato un momento che i suoi occhi ed i miei che sono incrociati, gli ho sorriso d’amore piangendo e suoi occhi si chiudono per sempre. Sia veterinaria sia mia madre mi hanno lasciato solo con lui in silenzio. Guardai il cielo tenendolo in braccio. Siamo stati un’ora fermi tenendolo caldo. Lo coprii con le lenzuola di lino ricamate da mia bisnonna, scavai il buco profondo e lo seppellii. Andai a comprare una grande pianta di mimosa e l’ho messo sopra di lui. Lui era come mimosa.
Ho cercato di non pensarlo per parecchi mesi perché mi avevano raccontato, se lo pensi troppo lui non sarebbe mai stato libero di correre verso l’infinito.
Ora so che è libero. Sta correndo nell’infinito felice. Ora ho potuto scrivere di lui. Ho calmato mio dolore in lungo tempo ed ora posso ricordarlo tutte le volte che voglio. E di amarlo sempre.
Ciao Keu!
Amore mio.